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Il 19/05/1975 venne introdotta la riforma del diritto di famiglia, basata sul principio di uguaglianza morale e giuridica dei coniugi.
Il 19 maggio 1975 venne introdotta la riforma del diritto di famiglia (legge n. 151). Basata sul principio di uguaglianza morale e giuridica dei coniugi (art. 29 della Costituzione) estendeva alla moglie i diritti che erano stati strettamente riconosciuti solo al marito.
Fino ad allora le norme che regolavano le relazioni tra i coniugi si basavano sul Codice Civile del 1942 che concepiva la famiglia fondata sulla subordinazione della moglie al marito, nei rapporti personali, patrimoniali, nelle relazioni di coppia e nei riguardi dei figli. Il Codice, inoltre, discriminava i figli nati fuori dal matrimonio (figlio naturale) ai quali erano riconosciuti meno diritti che ai figli legittimi. Le innovazioni previste prendevano atto di quanto stava accadendo nella società e ne accelerarono la trasformazione.
Parificando i ruoli tra uomo e donna nella famiglia, accompagnarono la trasformazione del ruolo delle donne nella società. In 40 anni non c’è più un solo modello di famiglia. Le relazioni tra uomini e donne hanno più opzioni e diversi sono i risvolti giuridici. Cogliamo l’occasione per un excursus sulle riforme degli ultimi quarant’anni e sui mutamenti della società italiana dall’approvazione della riforma del diritto di famiglia a oggi.
Da quaranta anni il numero dei matrimoni celebrati tende a calare, come riportato dall’Istat, «la minore propensione a sancire con il vincolo matrimoniale la prima unione è da mettere in relazione in parte con la progressiva diffusione delle unioni di fatto, che da circa mezzo milione nel 2007 hanno superato il milione nel 2011-2012.
La conferma di questo mutato atteggiamento sembra pervenire anche dalle informazioni sulle coppie di fatto con figli; l’incidenza di bambini nati al di fuori del matrimonio è in continuo aumento: nel 2012 oltre un nato su 4 ha genitori non coniugati».
A ciò si aggiunga un aumento delle separazioni e dei divorzi, anche se «i tassi di separazione e di divorzio, in continua crescita dal 1995, hanno [avuto] una battuta d’arresto nel 2012. Per ogni 1.000 matrimoni si contano 311 separazioni e 174 divorzi».